L’emigrazione femminile
Nei primi quindici anni del Novecento il flusso migratorio vede anche numerose donne protagoniste delle traversate verso le nuove mete di lavoro all’estero. Ad incrementare l’emigrazione femminile è anche la progressiva industrializzazione che crea sempre più posti di lavoro nella Manifattura, nei tabacchi, nei distratti serici, nelle filande, nei calzaturifici e nella lavorazione della paglia. Alcune donne, giovani operaie che già lavoravano nelle Marche in questi settori, raggiungono i distretti tessili della Francia meridionale. Queste ragazze dovevano poi firmare un contratto con validità annuale o biennale, rinnovabile ma fortemente restrittivo tanto che prevedeva il licenziamento immediato in cado di gravidanza.
Altro flusso migratorio femminile si dirige verso Massa Fermana, l’Istria e la Dalmazia dove le donne emigranti vengono reclutate nella lavorazione della paglia. L’emigrazione femminile, tuttavia, è composta anche da numerose balie, governanti o donne di servizio che collaborano alle dipendenze delle famiglie più benestanti.